A seguito di un evento traumatico la prima preoccupazione è verificare cosa si è “rotto” da un punto di vista fisico.
In realtà, però, viene meno anche l’equilibrio psicologico della persona, che spesso non è incluso nelle diagnosi perché “non direttamente visibile”, ma può provocare stati psicopatologici mascherati in quanto anche lo stesso danneggiato non li riconosce o li sottovaluta.
In ogni evento traumatico c’è una perdita di equilibrio.
Si è abituati a muoversi autonomamente, a non avere necessità di essere assistiti; si ha un lavoro, interessi, amicizie, una routine quotidiana e all’improvviso tutto questo viene stravolto.
Ci si trova ad affrontare un periodo di grande incertezza e ci si domanda: tornerò quello di prima? riuscirò a fare tutto quello che facevo prima?
La consapevolezza di non essere più gli stessi, di avere delle limitazioni (fisiche, relazionali o psicologiche) sviluppa una serie di “sintomi” che, se non adeguatamente trattati, sfoceranno in patologia cronica.
Da un certo punto di vista è “salutare” che la persona viva degli stati depressivi, dall’altro non lo è se questi stati persistono nel tempo.
Quando perdiamo un famigliare o una persona cara c’è un lutto da elaborare.
La ricerca ha evidenziato che il periodo “normale” di elaborazione è di circa un anno ma quando questo periodo si protrae il lutto viene considerato come patologico, confermato anche dall’emergere di determinati segnali.
Il lutto patologico può essere valutato ai fini del risarcimento.
Un altro tipo di perdita che la persona elabora è quella relativa all’immagine di sé.
Pensiamo ad una persona che rimane sfregiata sul viso o su altre parti del corpo; questo come si riflette sull’immagine ideale che ognuno ha di sé?
Le reazioni sono diverse: ad alcuni non importa, mentre ad altri provoca una ferita difficilmente colmabile e con ripercussioni sulla vita relazionale.
L’intervento di un esperto, sia dal punto di vista terapeutico, che da quello valutativo ai fini del risarcimento, è auspicabile laddove se ne ravvisi la necessità.
Sarà la stessa persona stessa a dichiarare di vivere un periodo di estrema difficoltà, che non riesce a gestire con le proprie risorse.
Si tratta quindi di ascoltare questa richiesta di aiuto e di approfondire l’indagine anche dal punto di vista psicologico.